IL SANGUE VERDE di Andrea Segre (ZaLab - 2010)

La voce dei braccianti africani che hanno manifestato a Rosarno

contro lo sfruttamento e la discriminazione.

7 volti, 7 storie e un'unica dignità.

Gennaio 2010, Rosarno, Calabria. Le manifestazioni di rabbia degli immigrati mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente migliaia di braccianti africani, sfruttati da un'economia fortemente influenzata dal potere mafioso della 'Ndrangheta. Per un momento l'Italia si accorge di loro, ne ha paura, reagisce con violenza, e in poche ore Rosarno viene "sgomberata" e il problema "risolto". Ma i volti e le storie dei protagonisti degli scontri di Rosarno dicono che non è così. Scovarle e dare loro voce è oggi forse l'unica via per restituire al Paese la propria memoria: quella di quei di giorni di violenza e quella del proprio recente quanto rimosso passato di miseria rurale.
Prodotto da ZaLab in coproduzione con Aeternam Films con la collaborazione diRAI3 - Doc3 JoleFilm e la partecipazione di AAMOD con il patrocinio di Amnesty International- sezione italiana vai a credits completi

mercoledì 30 settembre 2009

in viaggio verso Rosarno

Lettera aperta contro la distrazione italica

Venerdì 1° ottobre presenterò IL SANGUE VERDE a Caserta insieme ai protagonisti del film e con la partecipazione amichevole di Toni Servillo.

La notte stessa, insieme ad alcuni dei lavoratori africani protagonisti del film, prenderò l'espresso notturno per Rosarno.
Conosco quel treno e molto, molto meglio di me lo conoscono le centinaia di braccianti stranieri che proprio da Caserta ogni inverno scendono nella Piana di Gioia Tauro per raccogliere le olive, i limoni, le arance.
E' un vecchio treno a scompartimenti, con le porte di legno e i sedili in velluto. Marrone.
I freni che puzzano di plastica bruciata.
Attraversa l'Italia lentamente. Tollera viaggiatori illegali e fumatori incalliti.
Accoglie nella sua scomodità le vite confuse di chi cerca sopravvivenza in far west mediterranei.
Trasporta nel rumore e nel vento dei suoi finestrini spalancati le braccia e le fatiche di centinaia di ospiti nascosti e dimenticati.
Brulica di culture globali di cui le italiche terre preferiscono non conoscere e non riconoscere l'esistenza.
Indiani, ghanesi, senegalesi, nigeriani, marocchini, ucraini, bengalesi, burkinabè e ogni tanto anche eterni e sorridenti apolidi.
E, quasi inspiegabile, conserva un fascino da romanzo di formazione, un silenzioso animo di storia e memoria.
La memoria di migranti indigeni che ancora attraversano su quegli stessi treni lo stivale, alla ricerca di lavori sempre più precari.
E' su quell'espresso notturno che suggerisco di attraversare le notti del Sud.

Scendere per provare a conoscere. A capire. Ad ascoltare.
Perchè è questo che mi auguro il mio film possa suggerire. Ascoltare. Conoscere.
Non ho mai pensato e tanto meno oggi penso che questo mio film o altri miei film possano spiegare, formare o risolvere.
Io produco dubbi. Non risposte.
Così prima di scendere in direzione Caserta-Rosarno, prima di salire ancora una volta su quell'espresso notturno, voglio lasciare nero su bianco questa lettera contro la distrazione.
Il SANGUE VERDE non è il film che sancisce o fornisce spiegazioni su quanto è successo a Rosarno.
Nè tanto meno è un film che vuole o ambisce a spiegare Rosarno.
IL SANGUE VERDE è una proposta e un'occasione.
Propone agli italiani la possibilità di ascoltare i racconti in prima persona di protagonisti diretti del bracciantato agricolo e delle sue ingiustizie; testimoni e viaggiatori a cui chiedere punti di vista altri, da cui raccogliere e accogliere esperienze differenti, a cui rivolgere attenzioni di cittadini e non solo di spettatori; attori coraggiosi di proteste e racconti che possono risvegliare i silenzi impauriti e disillusi dei nostri figli.
Propone agli stranieri la possibilità di mettere in gioco il proprio ruolo, senza accettare difficili o facili stereotipizzazioni, uscendo da gusci di protezione e isolamento non sempre coatti, ma a volte disillusi o addirittura comodi; suggerisce la fatica di partecipare e condividere, rinunciando così alla giustificazione della inferiorità di "vittime predestinate".
E può forse così diventare occasione; occasione di creare spazi di confronto e di collaborazione per rispondere insieme a silenzi, ingiustizie o errori; occasione di permettere all'attenzione pubblica di non accontentarsi di evidenze mediatiche, ma di pretendere risposte materiali di lungo termine.
Rosarno e le decine di Rosarno non mediatizzate che esistono in tutta Italia hanno moltissime e complesse cause, ma ne hanno una più profonda e endemica: la divisione di fasce più povere della società, incapaci di unirsi oltre le differenze culturali contro i privilegi e le arroganze di piccoli ma intoccabili gruppi di potere. Ufficialmente legali o illegali che siano. Cartelli e oligopoli politico-economici che mantengono immobile la non distribuzione delle ricchezze: sistema piramidale del controllo sociale che, purtroppo, non caratterizza solo le Mafie.

Sono davvero tantissime le proiezioni de IL SANGUE VERDE in queste settimane in Italia.
Il nostro (mio e di ZaLab) desiderio è che questa bella attenzione civile diventi veicolo per moltiplicare queste proposte e queste occasioni di conoscenza, confronto, azione e condivisione.

Mentre l'espresso attraversa cigolante le notti già fredde di questo confuso Paese.
In viaggio.


Andrea Segre

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