COMUNICATO STAMPA CS002-2010
ITALIA:
All’indomani di due giorni di violenti scontri tra lavoratori migranti e cittadini di Rosarno, che hanno portato alla fuga o al trasferimento forzato di oltre un migliaio di migranti, Amnesty International ha espresso il timore che le autorità italiane non stiano tutelando i diritti economici e sociali dei migranti e non li stiano proteggendo dalla crescente ondata di xenofobia e violenza a sfondo razziale. L’organizzazione per i diritti umani teme anche che molti dei migranti sfollati, la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa subsahariana, rimangano a rischio di subire ulteriori violazioni.
Gli scontri di Rosarno sono iniziati dopo che, nella notte del 7 gennaio, gli occupanti di un’automobile avevano sparato contro due migranti con un fucile ad aria compressa. Dopo questo episodio, diverse centinaia di migranti hanno dato vita a una manifestazione lungo le vie della città, protestando contro il trattamento discriminatorio e le misere condizioni di vita, dando fuoco a delle vetture e scontrandosi con la polizia. Il giorno dopo, gli abitanti di Rosarno hanno bloccato la circolazione e occupato la sede del Municipio. Due migranti sono stati colpiti con spranghe, cinque volutamente investiti e due feriti con fucili a pallini. Al termine degli scontri, 53 persone (21 migranti, 14 rosarnesi e 18 agenti di polizia) hanno dovuto ricorrere a cure ospedaliere. L’ordine è stato ristabilito dopo la partenza della maggior parte dei lavoratori migranti, centinaia dei quali trasferiti dalle autorità, e la successiva demolizione di molti dei rifugi temporanei che erano stati da loro occupati in strutture ed edifici abbandonati.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha attribuito i disordini alla precedente mancanza di controlli sull’immigrazione. Pur sottolineando che chiunque si renda responsabile di atti di violenza dev’essere sottoposto a indagine e processato, Amnesty International teme che le cause di fondo dei fatti di Rosarno risiedano da un lato nel massiccio sfruttamento dei migranti impiegati nell’agricoltura e dall’altro nell’assenza di misure concrete, da parte delle autorità nazionali e locali, per contrastare la xenofobia in crescita in tutto il paese.
La tratta e lo sfruttamento dei migranti ha fatto sì che migliaia di persone nella zona di Rosarno e in molte altre parti d’Italia lavorino per due euro all’ora e vivano in dormitori senza elettricità, acqua potabile e riscaldamento. In precedenza, Amnesty International si era detta preoccupata per il fatto che la criminalizzazione dei migranti irregolari prodotta dal recente “pacchetto sicurezza” avrebbe reso questi ultimi ancora più vulnerabili allo sfruttamento, limitando il loro accesso all’impiego, all’alloggio e ai servizi essenziali e, contemporaneamente, scoraggiandoli dal denunciare gli abusi che subiscono.
L’aumento della xenofobia in Italia si riflette nella crescente retorica anti-migranti e anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali e nell’incremento del numero di attacchi a sfondo razziale segnalati dalla stampa negli ultimi 18 mesi.
Per affrontare le cause di fondo dei disordini di Rosarno, Amnesty International chiede alle autorità italiane di:
- dare maggiore priorità alla lotta contro i crimini dell’odio, assicurare che le vittime di reati a sfondo razziale abbiano accesso a un effettivo rimedio, che questi reati siano sottoposti a indagini e i responsabili portati di fronte alla giustizia;
- assumere provvedimenti più incisivi per impedire alle autorità nazionali e locali di promuovere o incitare alla discriminazione razziale, secondo quanto prevede l’art. 4.c della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale;
- contrastare efficacemente la tratta di esseri umani e fornire assistenza alle vittime, secondo quanto prevede la Convenzione del Consiglio d’Europa per l’azione contro il traffico di esseri umani;
- garantire ai lavoratori migranti legalmente residenti in Italia eguali opportunità e trattamento in materia d’impiego e d’occupazione, come richiesto dall’art. 10 della Convenzione del 1975 sui lavoratori migranti dell’Organizzazione internazionale del lavoro;
- invertire la linea introdotta dal recente “pacchetto sicurezza” che ha reso un reato l’immigrazione irregolare;
- garantire che tutti i migranti abbiano effettivo accesso al diritto a un alloggio e a condizioni di vita adeguati, un diritto che il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali ha stabilito si applica a tutti, a prescindere dallo status, sottolineando che esso comprende “il diritto a vivere in un luogo in condizioni di sicurezza, pace e dignità”.
Amnesty International sottolinea inoltre il rischio che molti dei migranti sfollati da Rosarno possano subire ulteriori violazioni dei diritti umani. La polizia italiana ha reso noto che 828 migranti sono stati trasferiti in due centri per stranieri a Crotone e Bari. Molti dei migranti che vivevano e lavoravano a Rosarno erano regolarmente residenti in Italia, ma molti altri migranti sfollati si trovano in Italia senza autorizzazione, Amnesty International teme che possano andare incontro a lunghi periodi di detenzione senza che siano state prese in considerazione possibili alternative o che possano essere espulsi senza un effettivo accesso a procedure e meccanismi che potrebbero metterli in grado di chiedere asilo o altre forme di protezione o di ricorrere contro un ordine d’espulsione.
Molti migranti allontanati da Rosarno dalle autorità o costretti a lasciare la città non potranno farvi rientro sia per mancanza di sicurezza, sia per la distruzione dei luoghi in cui dimoravano. Il trasferimento forzato di persone dalle proprie dimore senza una giusta procedura che comprenda anche la disponibilità di una sistemazione alternativa adeguata, si configura come uno sgombero forzato e dunque come una violazione del diritto internazionale. Anche se il trasferimento è stato deciso come misura temporanea di emergenza a causa della minaccia di violenza, se queste persone non possono rientrare nelle loro abitazioni perché sono state demolite, sulla base del diritto internazionale le autorità italiane sono obbligate a fornire una sistemazione alternativa adeguata e un rimedio efficace.
Pertanto, a seguito dei fatti di Rosarno, Amnesty International chiede alle autorità italiane di garantire che:
- tutte le denunce di reati a sfondo razzista siano sottoposti a indagini efficaci, chiunque sia ritenuto responsabile sia sottoposto a processo e le vittime ricevano un effettivo risarcimento;
- il principio di non respingimento e di una procedura corretta siano rispettati, fornendo a tutti i migranti, ove necessario, un accesso effettivo a procedure eque e soddisfacenti per chiedere asilo o per ricorrere contro un ordine di espulsione beneficiando in pieno delle garanzie procedurali;
- tutti i migranti allontanati da Rosarno possano tornare ai loro luoghi di residenza oppure venga loro proposta una sistemazione alternativa adeguata, in altra parte d’Italia.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 gennaio 2010
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
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IL SANGUE VERDE di Andrea Segre (ZaLab - 2010)
La voce dei braccianti africani che hanno manifestato a Rosarno
contro lo sfruttamento e la discriminazione.
7 volti, 7 storie e un'unica dignità.
Gennaio 2010, Rosarno, Calabria. Le manifestazioni di rabbia degli immigrati mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente migliaia di braccianti africani, sfruttati da un'economia fortemente influenzata dal potere mafioso della 'Ndrangheta. Per un momento l'Italia si accorge di loro, ne ha paura, reagisce con violenza, e in poche ore Rosarno viene "sgomberata" e il problema "risolto". Ma i volti e le storie dei protagonisti degli scontri di Rosarno dicono che non è così. Scovarle e dare loro voce è oggi forse l'unica via per restituire al Paese la propria memoria: quella di quei di giorni di violenza e quella del proprio recente quanto rimosso passato di miseria rurale.
Prodotto da ZaLab in coproduzione con Aeternam Films con la collaborazione diRAI3 - Doc3 JoleFilm e la partecipazione di AAMOD con il patrocinio di Amnesty International- sezione italiana vai a credits completi
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